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Alimentazione, nutrizione e integrazione: generalizzare è realmente vantaggioso?

La storia dell’umanità insegna che nel trattare determinati argomenti la generalizzazione può rivelarsi dannosa o quantomeno inutile. In che senso? Pensiamo solo ad un esempio tanto eclatante quanto significativo. I libri di storia ci riportano di come i nostri nonni e bisnonni a cagione della condizione economica dell’epoca sono stati in molte situazioni costretti a emigrare all’estero per cercare un lavoro che permettesse loro di mantenere le proprie famiglie. In mezzo alla massa di migranti insieme a tante persone oneste e lavoratrici si sono trovate ad emigrare anche persone che purtroppo oltre alla forza lavoro hanno esportato all’estero anche la criminalità organizzata radicata in alcune zone del nostro paese. Il risultato? A livello internazionale per molti anni una vergognosa generalizzazione ha portato alla creazione dello stereotipo dell’italiano mafioso, discriminando ingiustamente grazie a una minoranza di soggetti dediti al crimine la stragrande maggioranza di italiani onesti che con il loro apporto lavorativo hanno contribuito significativamente allo sviluppo delle nazioni in cui si sono trovati ad emigrare.

Questo purtroppo rappresenta solo un esempio di situazioni che periodicamente hanno contribuito a generare fenomeni discriminatori inutili se non addirittura dannosi. Cosa centra questo con il mondo dell’alimentazione? Purtroppo periodicamente si assiste a campagne o forme di comunicazione che relativamente al settore dell’alimentazione e di conseguenza dell’integrazione alimentare, effettuando appunto generalizzazioni fuori luogo, contribuiscono a creare situazioni di allarme inutili se non dannose. In che senso? Recentemente diversi autori ed esperti si sono fatti portavoce dell’inutilità (a prescindere del prodotto di cui si sta parlando) della maggior parte degli integratori alimentari, menzionando come anche oltre oceano negli Stati Uniti enti estremamente autorevoli come la Food and Drugs Administration (FDA) stiano riscontrando che nel mare magnum della nutraceutica siano presenti anche prodotti dai potenziali effetti nocivi e di come la gestione di queste situazioni comporti un impegno sempre più gravoso al quale è difficile far fronte. Citando a sostegno di questa affermazione anche casi di effetti tossici dovuti all’assunzione di alcuni nutraceutici.

Queste affermazioni hanno di per se contribuito ad allarmare un gran numero di consumatori che di fronte a potenziali rischi per la salute si sono sentiti spinti a mettere in discussione il proprio piano alimentare e relativamente a questo l’eventuale assunzione di integratori alimentari. Prima di fare qualsiasi tipo di scelta, quali dovrebbero essere le considerazioni che possono guidare il consumatore verso un eventuale utilizzo razionale e consapevole?

 

Quadro normativo dello stato

L’esempio della posizione dell’ FDA si rivela da un attento esame quantomeno non applicabile alla definizione della reale situazione del nostro paese in quanto sia dal punto di vista Comunitario che a livello di Ministero della Sanità italiano esistono una serie di normative molto più restrittive di quelle utilizzate oltre oceano, sia per quanto riguarda le sostanze ammissibili che per quanto riguarda i dosaggi ammissibili. Citando appunto i casi di tossicità molte delle molecole implicate non sarebbero state commercializzabili su suolo italiano.


Definizione delle PRECISE caratteristiche dei prodotti implicati e delle PRECISE caratteristiche del caso in questione

Ennesimo caso dove generalizzare contribuisce nella maggior parte dei casi a disinformare il consumatore. Parlando di tossicità o potenziale tossicità risulta fondamentale innanzitutto capire di quale prodotto si sta parlando, che senso ha parlare genericamente di integratore alimentare? E’ un integratore di vitamine? Minerali? Proteine? Carboidrati? Lipidi? Fibra? Un derivato vegetale? Chiunque abbia una minima conoscenza in materia sa benissimo come ci si sta riferendo a prodotti estremamente diversi dagli effetti estremamente diversi, molti dei quali tra l’altro vengono comunemente assunti mediante la comune alimentazione. Una volta chiarito di che cosa si sta parlando, è fondamentale definire un'altra serie di aspetti:

  • Come è realizzato il prodotto? (Quali standard qualitativi sono stati utilizzati nella sua realizzazione?)
  • Qual è la sua biodisponibilita? (Quanto del prodotto assunto viene realmente assorbito?)
  • Quali erano le condizioni di partenza dei soggetti che hanno manifestato effetti negativi? (Si trattava di un soggetto sano o era presente una patologia pregressa per la quale anche la comune alimentazione avrebbe condotto a effetti negativi?)
  • Sono stati rispettati i dosaggi consigliati? (Esiste un modo certo di verificare cosa, il soggetto che ha manifestato effetti negativi abbia realmente fatto?)
  • Ci sono state interazioni con altri prodotti? (Il problema è stato dato dal prodotto in se o dalla contestuale assunzione con altri nutraceutici, farmaci o alimenti?)
  • Il suo utilizzo è stato valutato nel contesto alimentare globale del soggetto implicato?  (Che tipo di alimentazione seguiva il soggetto implicato? Era bilanciata? Utilizzava alcolici?)
  • E’ stato valutato l’eventuale abuso di alcoli o uso di droghe da parte del soggetto implicato? (Alcune reazioni potrebbero anche essere dovute a pratiche di questo tipo ed essere solamente state esacerbate dal nutraceutico)

Da questa analisi essenziale (che potrebbe essere ulteriormente approfondita) emerge come menzionando solamente un effetto negativo reale o potenziale attribuibile a un nutraceutico, in sostanza non si sia detto assolutamente niente in quanto l’evento deve essere chiarito a dovere onde evitare inutili allarmismi. Questa necessità di informare diventa ancora più pressante nel caso di derivati di origine vegetale dove l’utilizzo della pianta nel suo insieme o di un estratto possono costituire dinamiche completamente differenti ma addirittura anche il tipo di estratto è in grado di generare effetti completamente differenti Emblematico è il caso della cimicifuga racemosa, dove a causa dell’effetto epatotossico (in un numero limitato di soggetti, di cui alcuni  previa patologia epatica) di una tipologia di estratto sono stati ritirati per un breve periodo di tempo anche gli estratti realizzati con una tecnica completamente differente che non mostravano alcuna traccia di tossine e che erano utilizzati con successo da otre 30 anni. Ulteriore caso dove la generalizzazione ha contribuito e contribuisce ancora a disinformare il consumatore. ELENCARE LE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO DIVENTA FONDAMENTALE PER FORNIRE UN INFORMAZIONE COMPLETA E CORRETTA.

 

Considerare anche la posizione di società scientifiche e degli studi pubblicati in letteratura che riportano dati favorevoli correlati all’utilizzo razione di integratori.

Prima di affermare che una pratica alimentare o integrativa sia o non sia utile, inutile o dannosa sarebbe opportuno considerare con spirito critico sia le posizioni favorevoli che quelle contrarie presenti in letteratura scientifica. A oggi sono presenti un gran numero di dati prodotti non solamente dai chi formula e commercia in integratori ma anche da eminenti società scientifiche quali l’American College of Sports Medicine (ACSM), l’International Society of Sport Nutrition (ISSN) che si occupano dell’utilità di questi prodotti sia in ambito sportivo che in linea generale, proponendo addirittura linee guida per un corretto utilizzo. Sono inoltre disponibili interi manuali di farmacologia inerenti i nutraceutici come il Physician's Desk Reference (PDR) curato negli stati uniti proprio dal FDA (in precedenza citata), regolarmente tradotto e pubblicato anche in lingua italiana. Ovviamente il manuale riporta per ogni molecola trattata ampi riferimenti bibliografici derivanti dalla letteratura scientifica. Non è sicuramente possibile in un approccio analitico corretto ignorare per partito preso queste posizioni.

 

Questa breve analisi dovrebbe aver chiarito come di fronte ad affermazioni più o meno allarmistiche o più o meno sensazionalistiche non ha senso prendere posizioni per partito preso, senza approfondire dovutamente la questione, il tutto nell’ottica di portare il consumatore verso un utilizzo sempre più razionale e consapevole.



Dottor Alexander Bertuccioli
Biologo nutrizionista

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