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LUCI E OMBRE SUI MULTIVITAMINICI

I multivitaminici rappresentano da anni molto probabilmente la categoria di prodotti maggiormente impiegati sia con finalità specifica come supplementi che con finalità generica di integratori. Esistono nonostante ciò diverse criticità relative a questa tipologia di prodotti che portano alcuni tecnici a metterne in dubbio l’utilità. Si rivela quindi molto importante cercare di capire quali sono queste criticità e se realmente inficiano nella pratica l’utilizzo di questi strumenti nutraceutici.

Una delle prime obiezioni che vengono effettuate è relativa alla contemporanea presenza di diverse sostanze in grado di competere per l’assorbimento. Rappresentano il miglior esempio in tal senso alcuni metalli, come il Ferro, il Rame lo Zinco e il Manganese e in alcuni casi il Calcio, che competono appunto per l’assorbimento utilizzando trasportatori analoghi oppure in alcuni casi mediando l’attivazione di meccanismi in grado di limitare l’assorbimento di altri ioni.
In questo caso la formulazione opportuna può portare all’ottimizzazione del prodotto trovando un ideale equilibrio vantaggi-svantaggi, inoltre  qualora le necessità fisiologiche richiedessero particolari accorgimenti è possibile farvi fronte mediante la scelta di formulazioni specifiche (es per l’endurance, per la gravidanza ecc) volte ad ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti ritenuti centrali.

Segue poi l’obiezione relativa alle composizioni non sempre idonee, soprattutto chiamando in causa prodotti di impiego piuttosto generale a causa di carenza o addirittura esclusione di alcuni micronutrienti. Ne è un caso emblematico la vitamina K, molto spesso esclusa per rendere il prodotto utilizzabile anche da consumatori in terapia anticoagulante, molto importante invece per numerosi funzioni a livello dell’apparato muscolo-scheletrico. In questo caso nuovamente ci troviamo di fronte a un non problema, in quanto la vastità dell’offerta a disposizione, con prodotti sempre più specifici e formulati nel dettaglio, consente la selezione, con un po’ di attenzione all’etichetta e alla composizione di quello contenente le sostanze di maggior interesse.

Terzo punto è quello relativo alle forme farmaceutiche utilizzate, non sempre ottimali per i processi di assorbimento.
Rappresenta un caso emblematico il Cromo, presente in molti prodotti in diverse forme più economiche e non nella sua forma picolinata, ovvero una delle migliori per assorbimento e biodisponibilità. Anche in questo caso la lettura dell’etichetta da il potere al consumatore, ponendo nuovamente la centralità sulle sue esigenze e sull’attenzione alla scelta del prodotto.

 

Quarto punto è quello relativo all’assorbimento  deficitario per alcune componenti contenute nelle formulazioni multivitaminiche.
In effetti soprattutto per alcune componenti idrosolubili, potrebbe non avere un grosso senso il rapido rilascio di grandi quantità di sostanza, che potrebbero finire con l’essere rapidamente eliminate con la minzione senza fornire un contributo metabolico. Questo se da un lato può essere superato con la tecnica farmaceutica predisponendo compresse o granulati a lenta dissoluzione, dall’altro rappresenta un problema facilmente superabile con un'opportuna formulazione volta ad evitare i mega-dosaggi proponendo dosaggi minori, magari ripetili nel tempo. Aggiungere ulteriori molecole volte all’assorbimento di vitamine e minerali, proposto da alcuni autori per esempio per la vitamina A rappresenta un finto problema in quanto comunque le dinamiche relative all’assorbimento di queste sostanze sono le stesse che si verificano con la comune alimentazione, dove queste problematiche non vengono minimamente considerate.

 

A conclusione di quanto esaminato il multivitaminico, se scelto con cognizione di causa, si mostra ancora un ottimo strumento nutraceutico, che permette una fornitura di micronutrienti ad ampio spettro evitando di “impazzire” con l’assunzione di una trentina di prodotti diversi ogni giorno. La corretta selezione da un lato costituisce un onere per l’utente, che non può procedere in maniera acefala ma deve mostrare una conoscenza almeno di base dei propri fabbisogni. Dall’altro costituisce un’ottima occasione per acquisire ulteriore conoscenza e con essa competenze relativamente alla gestione nutraceutica della propria passione, l’attività fisica.


Dott. Alexander Bertuccioli

Biologo Nutrizionista

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